Anche
oggi presento una band metal progressive, gli Azure Agony! Purtroppo un genere così particolare trova poco spazio
in Italia, molti si limitano ad affermare che si tratta del genere dei Dream Theater.
Gli
Azure Agony sono un’ottima band, non c’è dubbio, e se ascoltate il loro nuovo
album India rimarrete piacevolmente
soddisfatti perché è davvero orecchiabile e il sound è studiato al dettaglio. Le
parti musicali fungono da accompagnamento al fine di creare atmosfere che si
leghino alle sfumature della voce. Il sound heavy metal permette loro di essere
apprezzati dal pubblico senza restrizioni, e come in ogni band progressive che
si rispetti il tastierista ha un ruolo fondamentale e di guida per tutti i
membri. Il brano di apertura Twin Babel
è intenso e prepara gli ascoltatori a quello che sarà il brano successivo: Private Fears, dalle melodie molto
coinvolgenti. Un ruolo molto importante lo ricopre la strofa,
dall’accompagnamento quasi “silenzioso”, che porta direttamente ad un bridge semplicemente perfetto, che
lascia spazio ad un altrettanto soddisfacente ritornello. Anche l’assolo è
perfetto, non tocca semplicemente le note in scala che ci starebbero bene, e
non eccede nel virtuosismo come siamo abituati a vedere in questo genere,
piuttosto si riallaccia ai temi della canzone concludendo in modo da lasciare
l’ascoltatore in attesa, è l’assolo ideale. Notevole è anche l’atmosfera di My Last Time on Earth e il brano che dà
il titolo all’album: India, anche
questo dall’intro accattivante. Il brano A
Man That No Longer Is ci dice qualcosa in più sulle influenze dei membri
della band, visto che il progressive è esaltato in maniera più soft e non troppo
in ambito metal, soprattutto per quanto riguarda le melodie della tastiera. In
conclusione direi che sono una band assolutamente consigliabile, la musica che
intendono questi ragazzi è melodia pura e coinvolgimento, molto lontana dal
solo virtuosismo. I brani possono stupire, ma allo stesso semplicemente
accompagnare i nostri pensieri.
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