Pagine

Visualizzazioni

giovedì 14 febbraio 2013

LUIGI RINALDI: UN CHITARRISTA DALL' ENORME MUSICALITA'


Tecnica, passione, sentimento: tutte qualità di un chitarrista molisano che ha fatto della musica il suo pane quotidiano, l’espressione del suo essere, del suo spirito. Docente di chitarra presso l’ottima Queen’s Academy, Luigi Rinaldi è una di quelle persone che hanno scelto di dedicare la propria vita alla musica, in un paese come l’Italia, dove le difficoltà sono davvero tante.




Nato e cresciuto sotto l’influsso di artisti quali Greg Howe, Frank Gambale, Paul Gilbert, Steve Vai e Marty Friedman, Luigi Rinaldi si afferma nel centro Italia, e non solo, come chitarrista dalle straordinarie doti tecniche. La versatilità e il carattere gli permettono di spaziare tra diversi generi, non solo classificabili nella cerchia del metal. Tutto ciò grazie alle numerose band a cui sin da piccolo si appassiona. Quest’ultimo elemento contribuisce ancor di più ad accrescere la sua passione per la musica non solo legata allo strumento della chitarra. Il suo album solistico Undisciplined Robotic Ensemble (2009) ne è un chiaro esempio, visto che parliamo di un progetto stumentale che mette insieme varie sfumature ed accezioni musicali, con forti riferimenti alla musica classica, intrisi anche di aspetti che definirei un po’ cinematografici. L’album è autoprodotto, registrato ad Ailano (CE) con l'aiuto del fonico Danilo Leone, con le tastiere suonate dallo stesso Luigi e tutti gli altri strumenti sono computerizzati. Purtroppo, per un errore nella copia del master il cd ha avuto un brusco calo di frequenza basse, non si sa realmente dovuto a cosa, un problema purtroppo non risolvibile subito, ma ne esiste una copia rimasterizzata che si può avere su richiesta in formato mp3.

I brani spaziano tra il progressive metal, il power, il sinfonico e non solo, c’è persino un pezzo country. Le caratteristiche di Luigi emergono chiaramente; c’è una grande padronanza di tutte le tecniche virtuose, creando vortici di note che danno vita ad atmosfere sospese che si legano in alcuni casi agli archi o all’organo. Un lavoro dove il neo-classico domina in chiave moderna, come anche nel senso stretto della parola. Gli stacchi e i cambi sono precisi, calcolati a regola d’arte ed inseriti al punto giusto, come i bridge e le variazioni. Molto interessante l’uso del pianoforte in Swords Of Revenge, dove le chitarre pesanti e incisive si legano perfettamente a questo strumento apparentemente inconciliabile con le ritmiche metal. Il tutto potrebbe suonare dissonante, visto che siamo abituati ad ascoltarlo da solo, anziché in duetto continuo con la chitarra elettrica come in questo brano, ma l’equazione si risolve in qualcosa di unico. Il risultato è molto particolare, ma allo stesso tempo piacevole all’orecchio. Come se non bastasse, il thrash, altro elemento chiave della formazione di Luigi Rinaldi, viene a farci visita nel momento in cui ce lo aspetteremmo di meno, per poi sparire misteriosamente nel cambio successivo. È evidente che parliamo di un album multi-genere, un grande esempio di modernità e di contaminazione, aspetto importantissimo della musica dei nostri giorni.



La capacità di creare melodie complesse ed articolate è un elemento sempre presente nella musica di Luigi, capace di stupire ed emozionare anche chi non ascolta generi così particolari o non è un musicista virtuoso. Once Was Hiroshi, è un po’ l’eccezione che conferma la regola, visto che è un brano sostanzialmente più lineare e più in stile heavy / progressive metal. È forse il brano più melodico e che ha trovato più l’approvazione di musicisti che amano generi più leggeri e diciamo maggiormente standard. Gli assoli sono davvero energetici ed intensi, colmi di note chiave che rendono bene l’espressività della chitarra. Boys From The Country è la canzone country a cui accennavo prima, non anticipo altro, lascio i dettagli a voi ascoltatori. L’intro di Endless è di un sentimento unico, ancora a testimoniare l’enorme classicità che avvolge l’aura di questo chitarrista. Le melodie successive rendono il resto dell’effetto. Space Funeral, che chiude il disco, rende letteralmente il titolo, ancora una volta ad evidenziare l’aspetto filmico di quest’album. Consiglio quest’ascolto a chi ha voglia di essere catturato dalla musica e dai sentimenti ad essa legati, come agli amanti della chitarra, per approfondire le espressioni di questo incredibile strumento.  Buon divertimento!

Qui potete ascoltare qualcosa tratto dall'album!












Nessun commento:

Posta un commento