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lunedì 18 marzo 2013

TOMMY TALAMANCA: INTERVISTA IN ESCLUSIVA

 

TOMMY TALAMANCA: NA ZAPAD

-Ciao Tommy, ci presenteresti il tuo disco solista Na Zapad?
Naturalmente. “Na zapad” è il mio primo album da solista, ed avendo avuto una gestazione più che decennale, è per il sottoscritto una specie di giro di boa artistico: una sorta di punto e a capo, se vogliamo. E’ essenzialmente un viaggio interiore che prende spunto dalle mie esperienze umane e professionali attraverso i viaggi fatti negli ultimi venti anni di attività con la mia band principale, SADIST.

-Da dove vengono fuori e cosa rappresentano le realtà musicali che ci proponi brano per brano?
Il tema del viaggio fisico e metafisico è da sempre presente nel mio lavoro di compositore, ed è probabilmente più marcatamente manifesto in album quali “Tribe” (1996) e “Sadist” (2007). In questo lavoro mi sono spogliato di tutti i vincoli stilistici legati al mio lavoro con Sadist per concentrarmi solo ed esclusivamente sulle sensazioni che i singoli brani dovevano trasmettere: spero che l’intensità e l’emotività dei brani si palesi anche nell’ascoltatore non superficiale, grazie anche alla suggestione che influenze umane ed artistiche apparentemente lontane possono suscitare tanto nel compositore quanto nel fruitore della musica stessa.

-Quali sono le tue principali influenze? Come le hai amalgamate in questo lavoro?
Non mi sono preoccupato troppo di dare una direzione stilistica precisa all’album: anzi, se possibile ho cercato di rendere ogni brano autonomo ed indipendente da ogni altro pur in un percorso logico che si evidenzia ascoltando l’abum dall’inizio alla fine. Se dobbiamo parlare di influenze, direi la musica progressiva e la world music, ma queste catalogazione sono gioco forza sempre approssimative. Come musicista ho un ambizione: fare buona musica; so che potrà sembrare un’affermazione presuntuosa, ma è davvero l’unico obiettivo che mi pongo quando compongo.

-I chitarristi più significativi nel tuo processo di formazione musicale?
Ho cominciato a staccarmi dal cordone ombelicale della chitarra, così rassicurante ma anche così castrante per certi versi, da quando ho cominciato a lavorare massicciamente come produttore e come tecnico del suono. Ora non ragiono più da chitarrista, e di conseguenza non cerco ispirazione in altri chitarristi. Naturalmente anche io, come tanti, ho passato gran parte della mia adoloscenza a studiare ed analizzare lo stile dei vari Malmsteen, Vai e compagnia cantando, ma per fortuna quella fase è passata da molto tempo. La chitarra è solo uno strumento, il fine deve essere sempre e solo la musica.

-La tua abilità con la chitarra classica ed acustica fa parte del tuo bagaglio o è stato un sentiero intrapreso appositamente per dare un tocco particolare a Na Zapad?
Nasco come chitarrista classico: ho cominciato a studiare solfeggio e chitarra classica a 10 anni ed ho abbracciato la mia prima chitarra elettrica solo a 15. Gli strumenti acustici richiedono molta più dedizione e molta pratica, e per registrare alcuni brani ho dovuto studiare un po’, ma è una cosa assolutamente normale. In realtà la scelta di ogni singolo strumento utilizzato nell’album è stata influenzata non già da un’idea preconcetta ma sempre e solo dal suono che avevo in testa. Per esempio, per il brano “Oeste”, vagamente influenzato dal Fado, era d’obbligo l’uso della chitarra classica per dare quel senso di malinconia che cercavo. Davvero, non riesco a ragionare limitandomi alla sfera degli strumenti di cui ho una padronanza più o meno consolidata e non dovendo dimostrare niente a nessuno, sull’album ho registrato praticamente tutti gli strumenti (con l’esclusione della batteria) senza preoccuparmi dei giudizi dei puristi.

-Ascoltando i brani abbiamo avuto modo di apprezzarti anche alle tastiere, come ti relazioni ad esse rispetto alla chitarra?
Come già detto, lo strumento in se non è mai il fine, ma solo il mezzo attraverso il quale esprimere una certa gamma di sensazione. Riguardo alle tastiere, cerco di usarle prevalentemente per quelle gamme di suoni che gli strumenti acustici non potrebbero coprire: se per esempio mi serve il suono del bouzuki, registro un bouzuki vero perchè per quanto verosimile, un suono di sintesi resta sempre una falsificazione e non avrà mai la gamma dinamica dell’equivalente acustico.

-Il processo di stesura e registrazione ti ha portato via molto tempo? Come hai lavorato al disco per quanto riguarda la fase di registrazione?
Purtroppo o per fortuna il lavoro di tecnico del suono e produttore ai Nadir mi porta via tantissimo tempo: “Na zapad” è stato realizzato in un arco temporale di circa sei mesi prevalentemente per questo problema, sfruttando i pochi ritagli di tempo liberi dello studio, altrimenti avrei potuto impiegare molto meno tempo perchè la maggior parte dei brani sono composizioni relativamente vecchie. Il grosso del lavoro concettuale è stato riarrangiare brani scritti anche 15 anni fa in una veste moderna. La svolta nella realizzazione è avvenuta allor quando, lavorando alla produzione di una band crossover molto interessante, gli ZERORESET, all’incirca lo scorso settembre, sono rimasto impressionato dal loro batterista Emiliano ed ho allargato il progetto “Na zapad” a lui che ha suonato tutte le batterie dell’album dando un taglio decisamente “aperto” alle composizioni.

-E con i Sadist? Siete sempre in attività?
Naturalmente si. Sadist resta la priorità su tutti gli altri progetti. Semplicemente, visti i tempi di crisi conclamata del mercato discografico, abbiamo deciso di concentrarci solo ed esclusivamente su poche cose ma che abbiano un interesse artistico rilevante. Nello specifico, per celebrare i vent’anni del nostro primo album “Above the light”, stiamo preparando un concerto insieme ad un quartetto d’archi: ho da poco finito di riscrivere la musica per gli elementi del quartetto ed abbiamo cominciato a provare con lo stesso e, devo confessare, siamo molto esaltati da questa esperienza. Il concerto si terrà l’11 maggio al Live di Trezzo sull’Adda, e stiamo valutando la possibilità di riprendere l’evento e di realizzare un Live DVD dello stesso. Nel frattempo stiamo componendo il nuovo album, ma non ci siamo dati scadenze: vogliamo realizzare il miglior album della nostra carriera, e per farlo ci prenderemo tutto il tempo di cui avremo bisogno.

-Come nasce il  rapporto con la tua etichetta e con Nadir Music? Sei anche tu di Genova se non sbaglio!
Nadir Music nasce alla fine del 1996 come studio di registrazione. All’epoca ero da solo e mi occupavo esclusivamente della realizzazione di piccole e piccolissime produzioni musicali, prevalentemente demo di gruppi locali. Piano piano Nadir è cresciuta e nel 2008, insieme ad alcuni soci, è nata Nadir Music S.r.l., il cui cuore resta lo studio di registrazione e mastering ma è affiancato da sale prove, ufficio stampa, etichetta discografica e studio grafico e fotografico. In pratica oggi Nadir Music è un’azienda in grado di seguire una band lungo tutto il suo percorso artistico e professionale, qualsiasi cosa questa debba fare.

-Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Le tue prossime date?
Sto seguendo la produzione di una band doom metal di Genova che si chiama  BLUE DAWN. Nel frattempo, come già accennato, con Sadist stiamo preparando questo evento speciale con il quartetto d’archi a maggio e stiamo finendo di pianificare la partecipazione ad alcuni festival estivi.

 Ringraziamo Tommy Talamanca e gli facciamo un grande in bocca al lupo per il suo disco solista! Restate sintonizzati su HAIR METAL AND HEAVY METAL BLOG




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