TOMMY
TALAMANCA: NA ZAPAD
Ringraziamo Tommy Talamanca e gli facciamo un grande in bocca
al lupo per il suo disco solista! Restate sintonizzati su HAIR METAL AND HEAVY
METAL BLOG
-Ciao Tommy, ci presenteresti il tuo disco solista Na Zapad?
Naturalmente.
“Na zapad” è il mio primo album da solista, ed avendo avuto una gestazione più
che decennale, è per il sottoscritto una specie di giro di boa artistico: una
sorta di punto e a capo, se vogliamo. E’ essenzialmente un viaggio interiore
che prende spunto dalle mie esperienze umane e professionali attraverso i
viaggi fatti negli ultimi venti anni di attività con la mia band principale,
SADIST.
-Da dove vengono fuori e cosa rappresentano le realtà
musicali che ci proponi brano per brano?
Il
tema del viaggio fisico e metafisico è da sempre presente nel mio lavoro di
compositore, ed è probabilmente più marcatamente manifesto in album quali
“Tribe” (1996) e “Sadist” (2007). In questo lavoro mi sono spogliato di tutti i
vincoli stilistici legati al mio lavoro con Sadist per concentrarmi solo ed
esclusivamente sulle sensazioni che i singoli brani dovevano trasmettere: spero
che l’intensità e l’emotività dei brani si palesi anche nell’ascoltatore non
superficiale, grazie anche alla suggestione che influenze umane ed artistiche
apparentemente lontane possono suscitare tanto nel compositore quanto nel
fruitore della musica stessa.
-Quali sono le tue principali influenze? Come le hai
amalgamate in questo lavoro?
Non
mi sono preoccupato troppo di dare una direzione stilistica precisa all’album:
anzi, se possibile ho cercato di rendere ogni brano autonomo ed indipendente da
ogni altro pur in un percorso logico che si evidenzia ascoltando l’abum
dall’inizio alla fine. Se dobbiamo parlare di influenze, direi la musica
progressiva e la world music, ma queste catalogazione sono gioco forza sempre
approssimative. Come musicista ho un ambizione: fare buona musica; so che potrà
sembrare un’affermazione presuntuosa, ma è davvero l’unico obiettivo che mi
pongo quando compongo.
-I chitarristi più significativi nel tuo processo di
formazione musicale?
Ho
cominciato a staccarmi dal cordone ombelicale della chitarra, così rassicurante
ma anche così castrante per certi versi, da quando ho cominciato a lavorare
massicciamente come produttore e come tecnico del suono. Ora non ragiono più da
chitarrista, e di conseguenza non cerco ispirazione in altri chitarristi.
Naturalmente anche io, come tanti, ho passato gran parte della mia adoloscenza
a studiare ed analizzare lo stile dei vari Malmsteen, Vai e compagnia cantando,
ma per fortuna quella fase è passata da molto tempo. La chitarra è solo uno
strumento, il fine deve essere sempre e solo la musica.
-La tua abilità con la chitarra classica ed acustica fa parte
del tuo bagaglio o è stato un sentiero intrapreso appositamente per dare un
tocco particolare a Na Zapad?
Nasco
come chitarrista classico: ho cominciato a studiare solfeggio e chitarra
classica a 10 anni ed ho abbracciato la mia prima chitarra elettrica solo a 15.
Gli strumenti acustici richiedono molta più dedizione e molta pratica, e per
registrare alcuni brani ho dovuto studiare un po’, ma è una cosa assolutamente
normale. In realtà la scelta di ogni singolo strumento utilizzato nell’album è
stata influenzata non già da un’idea preconcetta ma sempre e solo dal suono che
avevo in testa. Per esempio, per il brano “Oeste”, vagamente influenzato dal
Fado, era d’obbligo l’uso della chitarra classica per dare quel senso di
malinconia che cercavo. Davvero, non riesco a ragionare limitandomi alla sfera
degli strumenti di cui ho una padronanza più o meno consolidata e non dovendo
dimostrare niente a nessuno, sull’album ho registrato praticamente tutti gli
strumenti (con l’esclusione della batteria) senza preoccuparmi dei giudizi dei
puristi.
-Ascoltando i brani abbiamo avuto modo di apprezzarti anche
alle tastiere, come ti relazioni ad esse rispetto alla chitarra?
Come
già detto, lo strumento in se non è mai il fine, ma solo il mezzo attraverso il
quale esprimere una certa gamma di sensazione. Riguardo alle tastiere, cerco di
usarle prevalentemente per quelle gamme di suoni che gli strumenti acustici non
potrebbero coprire: se per esempio mi serve il suono del bouzuki, registro un
bouzuki vero perchè per quanto verosimile, un suono di sintesi resta sempre una
falsificazione e non avrà mai la gamma dinamica dell’equivalente acustico.
-Il processo di stesura e registrazione ti ha portato via
molto tempo? Come hai lavorato al disco per quanto riguarda la fase di
registrazione?
Purtroppo
o per fortuna il lavoro di tecnico del suono e produttore ai Nadir mi porta via
tantissimo tempo: “Na zapad” è stato realizzato in un arco temporale di circa
sei mesi prevalentemente per questo problema, sfruttando i pochi ritagli di
tempo liberi dello studio, altrimenti avrei potuto impiegare molto meno tempo
perchè la maggior parte dei brani sono composizioni relativamente vecchie. Il
grosso del lavoro concettuale è stato riarrangiare brani scritti anche 15 anni
fa in una veste moderna. La svolta nella realizzazione è avvenuta allor quando,
lavorando alla produzione di una band crossover molto interessante, gli
ZERORESET, all’incirca lo scorso settembre, sono rimasto impressionato dal loro
batterista Emiliano ed ho allargato il progetto “Na zapad” a lui che ha suonato
tutte le batterie dell’album dando un taglio decisamente “aperto” alle
composizioni.
-E con i Sadist?
Siete sempre in attività?
Naturalmente
si. Sadist resta la priorità su tutti gli altri progetti. Semplicemente, visti
i tempi di crisi conclamata del mercato discografico, abbiamo deciso di
concentrarci solo ed esclusivamente su poche cose ma che abbiano un interesse
artistico rilevante. Nello specifico, per celebrare i vent’anni del nostro
primo album “Above the light”, stiamo preparando un concerto insieme ad un
quartetto d’archi: ho da poco finito di riscrivere la musica per gli elementi
del quartetto ed abbiamo cominciato a provare con lo stesso e, devo confessare,
siamo molto esaltati da questa esperienza. Il concerto si terrà l’11 maggio al
Live di Trezzo sull’Adda, e stiamo valutando la possibilità di riprendere
l’evento e di realizzare un Live DVD dello stesso. Nel frattempo stiamo componendo
il nuovo album, ma non ci siamo dati scadenze: vogliamo realizzare il miglior
album della nostra carriera, e per farlo ci prenderemo tutto il tempo di cui
avremo bisogno.
-Come nasce il
rapporto con la tua etichetta e con Nadir
Music? Sei
anche tu di Genova se non sbaglio!
Nadir
Music nasce alla fine del 1996 come studio di registrazione. All’epoca ero da
solo e mi occupavo esclusivamente della realizzazione di piccole e piccolissime
produzioni musicali, prevalentemente demo di gruppi locali. Piano piano Nadir è
cresciuta e nel 2008, insieme ad alcuni soci, è nata Nadir Music S.r.l., il cui
cuore resta lo studio di registrazione e mastering ma è affiancato da sale
prove, ufficio stampa, etichetta discografica e studio grafico e fotografico.
In pratica oggi Nadir Music è un’azienda in grado di seguire una band lungo
tutto il suo percorso artistico e professionale, qualsiasi cosa questa debba
fare.
-Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Le tue prossime
date?
Sto
seguendo la produzione di una band doom metal di Genova che si chiama BLUE DAWN. Nel frattempo, come già accennato,
con Sadist stiamo preparando questo evento speciale con il quartetto d’archi a
maggio e stiamo finendo di pianificare la partecipazione ad alcuni festival
estivi.
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