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mercoledì 23 aprile 2014

RISE OF TYRANTS: INTERVISTA IN ESCLUSIVA


-Ciao ragazzi, perché avete scelto il metal come espressione della vostra musica?

 Il metal è ciò che più amiamo ascoltare e suonare in assoluto. Non si tratta di una scelta ragionata: fare metal è per noi qualcosa di estremamente spontaneo e naturale, non potrebbe essere altrimenti. Crediamo, inoltre, che la musica sia strumento fondamentale per sfogare tutta una serie
di emozioni negative, e nessun genere meglio si presta a questo scopo quanto il metal
estremo.

-Di dove siete originari? Come affronta la realtà della musica il vostro paese?

Noi veniamo da Bergamo: città che, vuoi per i paesaggi, vuoi per il clima, vuoi per la
mentalità, ha generato un'enormità di band metal. Al momento nel bergamasco si possono contare tranquillamente una ventina di band estreme. La scena è abbastanza florida ed estremamente valida. Il pubblico è formato prevalentemente dai componenti delle varie band e tutto sommato qualche posto per suonare c'è. Insomma: sotto l'aspetto metal, di Bergamo non ci si può certo lamentare!

-Dateci qualche cenno sulla vostra storia, o se preferite raccontateci brevemente
qualche episodio simpatico che vi è accaduto con la band.

Noi siamo una band abbastanza giovane, esistiamo dall'estate 2011. Paolo e Diego (chitarra e voce) non erano soddisfatti delle rispettive band e decisero di formarne una nuova con l'intento di approcciarsi alla cosa il più seriamente possibile. L'attuale formazione si completa nello stesso anno con l'ingresso di Riccardo al basso
e Virgilio alla batteria.

Una volta stabilizzato l'ensemble, c'è voluto circa un anno per scrivere i brani del nostro primo (e attualmente unico) album. A brani scritti preproduciamo il disco con mezzi nostri, registrando a tracce separate e analizzando con cura ogni singola parte di ogni singolo musicista. Dopo circa quattro mesi siamo soddisfatti dei brani e ci chiudiamo per due settimane in studio da Alex Azzali. Ne usciamo con in mano «Trauma» che poi verrà rilasciato da Buil2Kill Records e
promosso da Nadir Music.

Di episodi divertenti ce ne sono diversi: forse il più divertente, anche se al tempo fu il
più amaro, è stato il nostro primo live. Fu dopo tre mesi dalla nascita della band e portammo sul palco solo brani inediti. Forse per l'emozione, per le pessime condizioni acustiche e anche per la poca preparazione, facemmo un concerto disastroso. Uno di quelli in cui non riesci a terminare le canzoni perchè non sai più che cosa stanno suonando gli altri ed è impossibile recuperare. Mai nelle nostre carriere ci è capitato uno show del genere.

Al tempo ci vergognammo a morte, qualcuno di noi ci mise qualche giorno per riprendersi dalla doccia fredda. Abbiamo ancora le registrazioni, e ora con un disco che sta andando molto bene, un tour e diversi concerti alle porte, ci fa sempre molto ridere riascoltarlo.

-Dopo un attento ascolto ho potuto capire bene il vostro stile, da quali influenze
nasce?

La domanda è difficile: ascoltiamo tanta musica, tanto metal di vario tipo. Non abbiamo tutti e quattro i medesimi gusti e se dovessimo metterci a contare i generi che abbiamo ascoltato o ascoltiamo tutt'ora probabilmente ricopriremmo il metal nella sua totalità.

Così come non ascoltiamo sempre per forza metal: tra noi c'è chi si spara i Cypress Hill, chi Mozart, chi Goa. Nonostante ciò possiamo dire che il nostro stile nasca da un volere comune: la coscienza di ciò che ci piace fare e di ciò che ci viene bene, dalla scelta di voler strutturare i brani in un determinato modo, di utilizzare determinate soluzioni musicali, di non volersi chiudere ad un unico genere ma al contempo mantenere della coerenza. Che l'influenza arrivi dai Nargaroth o dai Prodigy poco importa: la musica èuniversale, una volta decisa la strada da percorrere il resto viene da sè.

-In riferimento al vostro songwriting, come nascono le vostre canzoni? In che
modo collaborate alla stesura del brano?

Tendenzialmente è Paolo a portare i riff in sala, 7 brani su 9 provengono da lui.
Una volta in saletta ci si mette la mani sopra, si capisce quale sarà l'intro, quale una
strofa, quale un ritornello e cosi via; si incastrano, si decide come strutturare il pezzo
e si scrivono le parti per collegare i vari riff. Registriamo tutto, anche a casa, così quando arriviamo in sala prove abbiamo le idee perfettamente chiare su ciò che funziona o non funziona in un determinato pezzo e lo
si aggiusta.

Painted Misery e Five Seconds sono stati scritti da Riccardo e portati sul disco più o meno
seguendo la catena produttiva di tutti gli altri. Per quanto riguarda i testi di Trauma non sono quasi mai stati scritti pensando a una specifica canzone, tendenzialmente vengono adattati una volta scelti. Scrivono sia Diego che Riccardo che Paolo.

-Come vi sentite ad avere già un buon percorso alle spalle, ve lo aspettavate?

Peccheremo di presunzione ma: assolutamente sì. In questo mondo nessuno ti regala niente, se non pacchi di letame. Tutti i passi che abbiamo compiuto fino ad ora sono stati sudati e fortemente voluti. Non ci siamo mai posti una vera e propria tabella di marcia ma per ora ci siamo presi tutto ciò che desideravamo e l'idea è quella di continuare così.

-Come vedete il vostro ultimo lavoro? Musicalmente e concettualmente, e di
cosa trattano i testi?

Noi ne siamo molto soddisfatti, ovviamente con il senno di poi un sacco di cose le avremmo fatte in modo diverso ma il nostro verdetto finale è che Trauma è un gran bel disco, ed essendo un debut possiamo esserne ancora più fieri. Musicalmente è difficile da inquadrare, è metal estremo ma non prettamente death: ci sono richiami al death moderno come quello di vecchia scuola, al black, al grind e al groove.
È un disco vario, ogni brano ha una propria identità e una propria direzione. Non volevamo produrre un disco ripetitivo con un paio di singoli e tutta una serie di cloni: abbiamo cercato di caratterizzare ogni singolo pezzo per rendere il disco interessante, scorrevole e adatto ad un pubblico più ampio. Crediamo di esserci riusciti nella misura in cui riceviamo complimenti sia dal true metaller over quaranta che dal ventenne che ascolta hardcore.

Come ti dicevo prima i testi sono scritti da sei mani, quindi trattiamo argomenti diversi e con stili diversi. Il disco non è un concept, le tematiche son varie: si va dal mero sfogo personale a testi di natura più filosofica.Tutti i testi sono ovviamente pregni di negatività, odio, e misantropia. Chi non ha il cd li può leggere sul nostro sito http://www.riseoftyrants.net

-Da dove nasce l’idea del nome della band e come l’avete sviluppata?

Estate 2011, poche prove alle spalle: qualcuno dice che è forse il caso di iniziare a pensare ad un nome. Diego se ne esce con: mah, a me suona bene «tyrants», chessò qualcosa tipo «Rise Of Tyrants». Riccardo fa notare che è quasi un album degli Arch Enemy e che avremmo fatto la figura dei fanatici con poca fantasia. (tra l'altro gli Arch Enemy non rientrano proprio tra le nostre band preferite) Paolo e Diego in coro: «e chi se ne frega» (la risposta è stata decisamente più volgare, ma è giusto per capirci) e così diventiamo i Rise of Tyrants.
Fine!

Troviamo questo episodio simpatico perché denota perfettamente la personalità del gruppo. Non che si pigli tutto ciò che arriva o che si affrontino le cose con superficialità, tutt'altro: preferiamo non perdere tempo e fiato per questioni di rilevanza minore ed evitare guerre inutili. Siamo persone estremamente concrete e pragmatiche: il tempo scarseggia e preferiamo sfruttarlo con gli strumenti in mano piuttosto che perderci in chiacchiere.

-Com’è nato il rapporto con la vostra casa discografica?

 Ancor prima di entrare in studio abbiamo cominciato a raccogliere contatti di etichette sparse per il mondo. Una volta terminate le registrazioni abbiamo spedito il nostro materiale a tutte le labels in questione e cominciato ad attendere che qualcosa si muovesse. Convinti di aver fatto un prodotto buono e (anche se non abbiamo inventato nulla) originale, ci aspettavamo di ricevere attenzione nel giro di poco, e invece, ci siamo ritrovati quasi sei mesi di silenzio tombale. In questi mesi siamo stati pervasi da un senso di incertezza, di avvilimento. Le uniche poche risposte ricevute ci comunicavano che il nostro genere non era adatto o che il roster era già sin troppo saturo. Passato questo periodo, siamo quasi convinti ad autoprodurci quando una dietro l’altra piovono diverse offerte di etichette: italiane, estere, alcune poco conosciute, altre più note. Valutiamo i pro e i contro di tutte e alla fine capiamo che la Buil2Kill Records è la realtà più adatta a noi.
Ci rechiamo quindi a Genova ai Nadir Studios e, dopo aver discusso dei dettagli con Federico e Trevor, decidiamo di affidare a Buil2Kill Records e Nadir Music la stampa, la distribuzione e la promozione di Trauma.

-C’è qualche band della scena metal italiana che apprezzate o vi ha colpito
particolarmente?

A parte colossi quali Necrodeath, Sadist, Illogist, Cripple Bastards e Forgotten Tomb; seguiamo Carved, Black Propaganda, Neka, Nerve, Hideous Divinity, Sinphobia,Interceptor, i nostri concittadini Imago Mortis, Ulvedharr, Trigger, ICS, Taste Hematic Chains, Humulus, Maze of Sothoth e tutta una serie infinita di altre band.
Possiamo andare veramente fieri del nostro underground!

-Quali sono i vostri progetti per il futuro? Dove suonerete prossimamente?

I progetti sono diversi e in pentola bollono tante idee. Al momento di concreto ci aspetta un mini tour di tre date di cui due in Lettonia e una in Lituania, più qualche concerto al nord al nostro rientro. In estate scenderemo al sud per il Firepit Fest. In inverno parteciperemo al November to Dismember in Romania insieme a Morgoth, Pungent Stench, Asphyx, Tankard e un sacco di altre band.

Stiamo inoltre valutando l’idea di limitare al massimo i concerti in Italia. Siamo stufi di dover mandare pacchi di mail, aspettare mesi una risposta per poi doversi prendere un venerdì libero, marciare chilometri a nostre spese, mangiare pasta gommosa, suonare di fronte a un pubblico sterile che pensa che 10 euro siano troppi per due anni di duro lavoro e a fine serata dover pure ringraziare, perché, stando a ciò che dicono i gestori: “ci permettono di farci conoscere”. Fortunatamente la situazione non è così ovunque, ma i locali da cui usciamo normalmente gratificati si contano sulle dita di una mano.

Oltre a tutto questo stiamo già scrivendo i brani per il prossimo disco. Lo stile è sempre quello ma siamo fortemente maturati e per ora i pezzi nuovi ci paiono promettere molto bene.

Ringraziamo vivamente la band e cogliamo l’occasione per far loro un grande in

bocca al lupo per il futuro! Stay Metal guys! \m/

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