-Ciao ragazzi,
perché avete scelto il metal come espressione della vostra musica?
Il metal è ciò che
più amiamo ascoltare e suonare in assoluto. Non si tratta di
una scelta ragionata: fare metal è per noi qualcosa di estremamente
spontaneo e naturale, non potrebbe essere altrimenti. Crediamo, inoltre, che la musica sia strumento fondamentale per sfogare tutta una serie
di emozioni
negative, e nessun genere meglio si presta a questo scopo quanto il metal
estremo.
-Di dove siete originari? Come affronta la realtà
della musica il vostro paese?
Noi veniamo da
Bergamo: città che, vuoi per i paesaggi, vuoi per il clima, vuoi per la
mentalità, ha
generato un'enormità di band metal. Al momento nel
bergamasco si possono contare tranquillamente una ventina di band estreme. La scena è
abbastanza florida ed estremamente valida. Il pubblico è
formato prevalentemente dai componenti delle varie band e tutto sommato qualche
posto per suonare c'è. Insomma: sotto
l'aspetto metal, di Bergamo non ci si può certo lamentare!
-Dateci qualche cenno sulla vostra storia, o se
preferite raccontateci brevemente
qualche episodio simpatico che vi è accaduto con la
band.
Noi siamo una band
abbastanza giovane, esistiamo dall'estate 2011. Paolo e Diego
(chitarra e voce) non erano soddisfatti delle rispettive band e decisero di formarne una
nuova con l'intento di approcciarsi alla cosa il più seriamente possibile. L'attuale
formazione si completa nello stesso anno con l'ingresso di Riccardo al basso
e Virgilio alla
batteria.
Una volta
stabilizzato l'ensemble, c'è voluto circa un anno per scrivere i brani del nostro primo (e
attualmente unico) album. A brani scritti
preproduciamo il disco con mezzi nostri, registrando a tracce separate e analizzando con
cura ogni singola parte di ogni singolo musicista. Dopo circa quattro
mesi siamo soddisfatti dei brani e ci chiudiamo per due settimane in studio da Alex
Azzali. Ne usciamo con in
mano «Trauma» che poi verrà rilasciato da Buil2Kill Records e
promosso da Nadir
Music.
Di episodi
divertenti ce ne sono diversi: forse il più divertente, anche se al tempo fu il
più amaro, è stato
il nostro primo live. Fu dopo tre mesi
dalla nascita della band e portammo sul palco solo brani inediti. Forse per l'emozione,
per le pessime condizioni acustiche e anche per la poca preparazione,
facemmo un concerto disastroso. Uno di quelli in
cui non riesci a terminare le canzoni perchè non sai più che cosa stanno suonando gli
altri ed è impossibile recuperare. Mai nelle nostre
carriere ci è capitato uno show del genere.
Al tempo ci
vergognammo a morte, qualcuno di noi ci mise qualche giorno per riprendersi dalla
doccia fredda. Abbiamo ancora le
registrazioni, e ora con un disco che sta andando molto bene, un tour e diversi
concerti alle porte, ci fa sempre molto ridere riascoltarlo.
-Dopo un attento ascolto ho potuto capire bene il
vostro stile, da quali influenze
nasce?
La domanda è
difficile: ascoltiamo tanta musica, tanto metal di vario tipo. Non abbiamo tutti e
quattro i medesimi gusti e se dovessimo metterci a contare i generi che abbiamo
ascoltato o ascoltiamo tutt'ora probabilmente ricopriremmo il metal nella sua
totalità.
Così come non
ascoltiamo sempre per forza metal: tra noi c'è chi si spara i Cypress Hill, chi Mozart,
chi Goa. Nonostante ciò
possiamo dire che il nostro stile nasca da un volere comune: la coscienza di
ciò che ci piace fare e di ciò che ci viene bene, dalla scelta di voler strutturare i brani
in un determinato modo, di utilizzare determinate soluzioni musicali, di non
volersi chiudere ad un unico genere ma al contempo mantenere della coerenza. Che l'influenza
arrivi dai Nargaroth o dai Prodigy poco importa: la musica èuniversale, una
volta decisa la strada da percorrere il resto viene da sè.
-In riferimento al vostro songwriting, come nascono le
vostre canzoni? In che
modo collaborate alla stesura del brano?
Tendenzialmente è
Paolo a portare i riff in sala, 7 brani su 9 provengono da lui.
Una volta in
saletta ci si mette la mani sopra, si capisce quale sarà l'intro, quale una
strofa, quale un
ritornello e cosi via; si incastrano, si decide come strutturare il pezzo
e si scrivono le
parti per collegare i vari riff. Registriamo tutto,
anche a casa, così quando arriviamo in sala prove abbiamo le idee perfettamente
chiare su ciò che funziona o non funziona in un determinato pezzo e lo
si aggiusta.
Painted Misery e
Five Seconds sono stati scritti da Riccardo e portati sul disco più o meno
seguendo la catena
produttiva di tutti gli altri. Per quanto riguarda
i testi di Trauma non sono quasi mai stati scritti pensando a una specifica canzone,
tendenzialmente vengono adattati una volta scelti. Scrivono sia Diego
che Riccardo che Paolo.
-Come vi sentite ad avere già un buon percorso alle
spalle, ve lo aspettavate?
Peccheremo di
presunzione ma: assolutamente sì. In questo mondo
nessuno ti regala niente, se non pacchi di letame. Tutti i passi che
abbiamo compiuto fino ad ora sono stati sudati e fortemente voluti. Non ci siamo mai
posti una vera e propria tabella di marcia ma per ora ci siamo presi tutto ciò che
desideravamo e l'idea è quella di continuare così.
-Come vedete il vostro ultimo lavoro? Musicalmente e
concettualmente, e di
cosa trattano i testi?
Noi ne siamo molto
soddisfatti, ovviamente con il senno di poi un sacco di cose le avremmo fatte in
modo diverso ma il nostro verdetto finale è che Trauma è un gran bel disco, ed
essendo un debut possiamo esserne ancora più fieri. Musicalmente è
difficile da inquadrare, è metal estremo ma non prettamente death: ci sono richiami al
death moderno come quello di vecchia scuola, al black, al grind e al groove.
È un disco vario,
ogni brano ha una propria identità e una propria direzione. Non volevamo
produrre un disco ripetitivo con un paio di singoli e tutta una serie di cloni: abbiamo
cercato di caratterizzare ogni singolo pezzo per rendere il disco interessante,
scorrevole e adatto ad un pubblico più ampio. Crediamo di esserci
riusciti nella misura in cui riceviamo complimenti sia dal true metaller over
quaranta che dal ventenne che ascolta hardcore.
Come ti dicevo
prima i testi sono scritti da sei mani, quindi trattiamo argomenti diversi e con stili
diversi. Il disco non è un
concept, le tematiche son varie: si va dal mero sfogo personale a testi di natura più
filosofica.Tutti i testi sono
ovviamente pregni di negatività, odio, e misantropia. Chi non ha il cd li
può leggere sul nostro sito http://www.riseoftyrants.net
-Da dove nasce l’idea del nome della band e come l’avete
sviluppata?
Estate 2011, poche
prove alle spalle: qualcuno dice che è forse il caso di iniziare a pensare ad un
nome. Diego se ne esce
con: mah, a me suona bene «tyrants», chessò qualcosa tipo «Rise Of Tyrants». Riccardo fa notare
che è quasi un album degli Arch Enemy e che avremmo fatto la figura dei fanatici
con poca fantasia. (tra l'altro gli Arch Enemy non rientrano proprio tra le nostre band
preferite) Paolo e Diego in
coro: «e chi se ne frega» (la risposta è stata decisamente più volgare, ma è giusto per
capirci) e così diventiamo i
Rise of Tyrants.
Fine!
Troviamo questo
episodio simpatico perché denota perfettamente la personalità del gruppo. Non che si pigli
tutto ciò che arriva o che si affrontino le cose con superficialità, tutt'altro:
preferiamo non perdere tempo e fiato per questioni di rilevanza minore ed evitare guerre
inutili. Siamo persone
estremamente concrete e pragmatiche: il tempo scarseggia e preferiamo
sfruttarlo con gli strumenti in mano piuttosto che perderci in chiacchiere.
-Com’è nato il rapporto con la vostra casa
discografica?
Ancor prima di
entrare in studio abbiamo cominciato a raccogliere contatti di etichette sparse
per il mondo. Una volta terminate
le registrazioni abbiamo spedito il nostro materiale a tutte le labels in questione
e cominciato ad attendere che qualcosa si muovesse. Convinti di aver
fatto un prodotto buono e (anche se non abbiamo inventato nulla) originale, ci
aspettavamo di ricevere attenzione nel giro di poco, e invece, ci siamo ritrovati quasi sei
mesi di silenzio tombale. In questi mesi
siamo stati pervasi da un senso di incertezza, di avvilimento. Le uniche poche
risposte ricevute ci comunicavano che il nostro genere non era adatto o che il
roster era già sin troppo saturo. Passato questo
periodo, siamo quasi convinti ad autoprodurci quando una dietro l’altra piovono
diverse offerte di etichette: italiane, estere, alcune poco conosciute, altre più note. Valutiamo i pro e i
contro di tutte e alla fine capiamo che la Buil2Kill Records è la realtà più adatta a
noi.
Ci rechiamo quindi
a Genova ai Nadir Studios e, dopo aver discusso dei dettagli con Federico e Trevor,
decidiamo di affidare a Buil2Kill Records e Nadir Music la stampa, la
distribuzione e la promozione di Trauma.
-C’è qualche band della scena metal italiana che
apprezzate o vi ha colpito
particolarmente?
A parte colossi
quali Necrodeath, Sadist, Illogist, Cripple Bastards e Forgotten Tomb; seguiamo Carved,
Black Propaganda, Neka, Nerve, Hideous Divinity, Sinphobia,Interceptor, i
nostri concittadini Imago Mortis, Ulvedharr, Trigger, ICS, Taste Hematic Chains,
Humulus, Maze of Sothoth e tutta una serie infinita di altre band.
Possiamo andare
veramente fieri del nostro underground!
-Quali sono i vostri progetti per il futuro? Dove
suonerete prossimamente?
I progetti sono
diversi e in pentola bollono tante idee. Al momento di
concreto ci aspetta un mini tour di tre date di cui due in Lettonia e una in Lituania, più
qualche concerto al nord al nostro rientro. In estate
scenderemo al sud per il Firepit Fest. In inverno
parteciperemo al November to Dismember in Romania insieme a Morgoth, Pungent
Stench, Asphyx, Tankard e un sacco di altre band.
Stiamo inoltre
valutando l’idea di limitare al massimo i concerti in Italia. Siamo stufi di
dover mandare pacchi di mail, aspettare mesi una risposta per poi doversi prendere un
venerdì libero, marciare chilometri a nostre spese, mangiare pasta gommosa,
suonare di fronte a un pubblico sterile che pensa che 10 euro siano troppi per due anni
di duro lavoro e a fine serata dover pure ringraziare, perché, stando a ciò che
dicono i gestori: “ci permettono di farci conoscere”. Fortunatamente la
situazione non è così ovunque, ma i locali da cui usciamo normalmente
gratificati si contano sulle dita di una mano.
Oltre a tutto
questo stiamo già scrivendo i brani per il prossimo disco. Lo stile è sempre
quello ma siamo fortemente maturati e per ora i pezzi nuovi ci paiono promettere
molto bene.
Ringraziamo
vivamente la band e cogliamo l’occasione per far loro un grande in
bocca al lupo per
il futuro! Stay Metal guys! \m/
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