Durante il mio zapping quotidiano di band metal mi sono imbattuto in un progetto solista chiamato Gabriels. La band,
prettamente dell’underground italiano, è un puro concentrato di metal sinfonico
influenzato dal prog e dalla neo-classical.
Il gruppo, consta di alcune partecipazioni, tra cui è presente Mark Boals, noto per
aver suonato niente poco di meno che con YngwieMalmsteen!
Altri membri hanno partecipato a diversi progetti (ThyMajestie, Clayrvoyant,
Nova Orbis ecc.). La qualità sembra
essere delle migliori con queste premesse! Andiamo subito ad analizzare questo
disco che si preannuncia davvero epico.
September 11 è l’incipit di Prophecy: un vero e proprio insieme di suoni apocalittici che
rievocano atmosfere oscure, misteriose come quelle che hanno attraversato quel
giorno. Il riff iniziale è un vero e proprio preludio alla tragedia imminente,
le campane e i gong che suonano imperanti sulla distruzione ormai consumatasi! Omen, la seconda traccia, inizia
direttamente con una parte di tastiera. Omen, in latino, signfica letteralmente
“Augurio”, i toni sono leggermente più energici, meno apocalittici. Questo
pezzo vede l’esordio delle vocals che non sono affatto male! Assoli di tastiera
farciscono il tutto nel migliore dei modi: Gabriels è un genio nella tastiera!
L’augurio di Omen lascia il
seguito a Pray to End All the Wars, che
comincia subito con una struggente parte di piano: le torri sono state
distrutte è necessario pregare affinché questo scempio finisca. E’ un pezzo
malinconico, colmo di disperazione ma speranzoso in direzione del futuro. Le
parti strumentali sono veramente ottime, ardito anche l’assolo di chitarra, le
parti cantante si uniscono perfettamente al tutto creando veramente un pezzo
magnifico!
Falling Stars rivela tutto il virtuosismo del tastierista,
assoluto protagonista dell’album. Parti riflessive si alternano a momenti più
tragici con le vocals sentimentali, con la batteria che accompagna bene. E’ un
album di tutto rispetto ed è sintomo di un underground italiano veramente
ottimo che, purtroppo, a causa degli usi e costumi del nostro paese fa fatica ad affermarsi.
Menzione particolare ha il riff
di chitarra in palm muting con in sottofondo i Synths, che si lega con un
assolo veramente di altissimo livello. The
Crack è una traccia tutto sommato convenzionale: ci sono influenze prog,
alcune power stile RoyalHunt. Io
associo molto lo stile della band a quello delle grandi pioniere del metal
sinfonico, che però hanno influenze neo classiche e power. E’ un brano
orecchiabile, e che si presta tranquillamente all’ascolto.
Seguono Shadowse la
tecnicissima Things of the World,
dove il tastierista tocca momenti di vera apoteosi. La chitarra, calda,
struggente, graffiante, è sempre presente, regalandoci emozioni e facendo
uscire la nostra anima allo scoperto.
La tragicità dell’avvenimento è evocata!WeNeedPeace si ricollega ai temi di Pray to End All The Wars e lo fa in toni più decisi, più potenti,
più marcati. Ormai lo stile dei Gabriels
risulta chiarissimo alle nostre orecchie: incisività strumentale, forti
influenze neo-classical, power e prog che non rivelano nulla di nuovo nel
panorama. Roar for the Peace completa
la trilogia di ricerca della pace. Prima è il momento della preghiera,
dopodiché vi è la richiesta decisa del bisogno di pace e infine questa
necessità è un vero e proprio ruggito, un monito alle generazioni future a non
commettere questi atroci crimini.
La traccia, contrariamente al titolo, è una disperata ballad farcita
anche con un vero e proprio ruggito animale. Synth e tastiera sono protagonisti
indiscussi, il punto di forza è il ritornello: decisamente drammatico, corale,
sentimentale e introspettivo! Si vis Pacem, para bellum: Go To Fight è la presa di coscienza che, ormai, per paradosso,
ottenere la pace è sempre frutto di una guerra. Si notano sempre di più le
influenze del grande tastierista russo VitalijKuprij nello stile di Gabriels. Il
pezzo è evocativo, struggente ma non rivela niente di esaltante rispetto al
resto dell’album.
Concludono il tutto
I Can’t Live forever e Pray to End all The Wars in versione
acustica: la prima è l’ultima traccia inedita
ed è il pezzo più sinfonico di tutto l’album. In questo caso c’è netta
predominanza di vocals femminili e di tutti gli stilemi del Symphonic Metal. E’
un pezzo colmo di rassegnazione, tristezza nel non poter più vivere in un mondo
così tetro, oscuro, dominato dai conflitti e dalle incomprensioni! Il piano fa
da sfondo a una magistrale parte di synth! Pezzo davvero molto buono. L’ho
trovato la canzone migliore del lavoro dei Gabriels.
PRO
+ Parti di tastiera davvero magistrali.
+ Atmosfere tragiche evocate alla perfezione.
+ Ottimo livello tecnico.
+ Scelta originale riguardo il concept dell’album.
CONTRO
- Molti momenti dell’album sono abbastanza piatti.
- Non è un lavoro che brilla per originalità.
- Alcuni pezzi non hanno un’identità marcata a causa della ripetitività sia concettuale che musicale.
IN CONCLUSIONE
Questo lavoro è davvero buono. La tecnica c’è, le buone premesse anche e, sicuramente c'è la capacità di tirare su notevoli capolavori. Ciò che purtroppo mi ha lasciato perplesso è la presenza di momenti davvero piatti probabilmente perché alcune idee non sono state applicate nel modo più congeniale. Ad ogni modo ci sono momenti davvero ricchi di pathos, tragicità, cuore e emotività! Promuovo in pieno il lavoro dei Gabriels, che spero possa deliziarci con melodie più profonde nel prossimo album.
VOTO
77/100
PRO
+ Parti di tastiera davvero magistrali.
+ Atmosfere tragiche evocate alla perfezione.
+ Ottimo livello tecnico.
+ Scelta originale riguardo il concept dell’album.
CONTRO
- Molti momenti dell’album sono abbastanza piatti.
- Non è un lavoro che brilla per originalità.
- Alcuni pezzi non hanno un’identità marcata a causa della ripetitività sia concettuale che musicale.
IN CONCLUSIONE
Questo lavoro è davvero buono. La tecnica c’è, le buone premesse anche e, sicuramente c'è la capacità di tirare su notevoli capolavori. Ciò che purtroppo mi ha lasciato perplesso è la presenza di momenti davvero piatti probabilmente perché alcune idee non sono state applicate nel modo più congeniale. Ad ogni modo ci sono momenti davvero ricchi di pathos, tragicità, cuore e emotività! Promuovo in pieno il lavoro dei Gabriels, che spero possa deliziarci con melodie più profonde nel prossimo album.
VOTO
77/100
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