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domenica 1 giugno 2014

GABRIELS - PROPHECY: QUANDO ANCHE LA MUSICA RICORDA L'11 SETTEMBRE 2001


Durante il mio zapping quotidiano di band metal mi sono imbattuto in un progetto solista chiamato Gabriels. La band, prettamente dell’underground italiano, è un puro concentrato di metal sinfonico influenzato dal prog e dalla neo-classical.

Il gruppo, consta di alcune partecipazioni, tra cui è presente Mark Boals, noto per aver suonato niente poco di meno che con YngwieMalmsteen! Altri membri hanno partecipato a diversi progetti (ThyMajestie, Clayrvoyant, Nova Orbis ecc.). La qualità sembra essere delle migliori con queste premesse! Andiamo subito ad analizzare questo disco che si preannuncia davvero epico.

September 11 è l’incipit di Prophecy: un vero e proprio insieme di suoni apocalittici che rievocano atmosfere oscure, misteriose come quelle che hanno attraversato quel giorno. Il riff iniziale è un vero e proprio preludio alla tragedia imminente, le campane e i gong che suonano imperanti sulla distruzione ormai consumatasi! Omen, la seconda traccia, inizia direttamente con una parte di tastiera. Omen, in latino, signfica letteralmente “Augurio”, i toni sono leggermente più energici, meno apocalittici. Questo pezzo vede l’esordio delle vocals che non sono affatto male! Assoli di tastiera farciscono il tutto nel migliore dei modi: Gabriels è un genio nella tastiera!

L’augurio di Omen lascia il seguito a Pray to End All the Wars, che comincia subito con una struggente parte di piano: le torri sono state distrutte è necessario pregare affinché questo scempio finisca. E’ un pezzo malinconico, colmo di disperazione ma speranzoso in direzione del futuro. Le parti strumentali sono veramente ottime, ardito anche l’assolo di chitarra, le parti cantante si uniscono perfettamente al tutto creando veramente un pezzo magnifico!

Falling Stars rivela tutto il virtuosismo del tastierista, assoluto protagonista dell’album. Parti riflessive si alternano a momenti più tragici con le vocals sentimentali, con la batteria che accompagna bene. E’ un album di tutto rispetto ed è sintomo di un underground italiano veramente ottimo che, purtroppo, a causa degli usi e costumi del nostro paese fa fatica ad affermarsi.




Menzione particolare ha il riff di chitarra in palm muting con in sottofondo i Synths, che si lega con un assolo veramente di altissimo livello. The Crack è una traccia tutto sommato convenzionale: ci sono influenze prog, alcune power stile RoyalHunt. Io associo molto lo stile della band a quello delle grandi pioniere del metal sinfonico, che però hanno influenze neo classiche e power. E’ un brano orecchiabile, e che si presta tranquillamente all’ascolto.

Seguono Shadowse la tecnicissima Things of the World, dove il tastierista tocca momenti di vera apoteosi. La chitarra, calda, struggente, graffiante, è sempre presente, regalandoci emozioni e facendo uscire la nostra anima allo scoperto.

La tragicità dell’avvenimento è evocata!WeNeedPeace si ricollega ai temi di Pray to End All The Wars e lo fa in toni più decisi, più potenti, più marcati. Ormai lo stile dei Gabriels risulta chiarissimo alle nostre orecchie: incisività strumentale, forti influenze neo-classical, power e prog che non rivelano nulla di nuovo nel panorama. Roar for the Peace completa la trilogia di ricerca della pace. Prima è il momento della preghiera, dopodiché vi è la richiesta decisa del bisogno di pace e infine questa necessità è un vero e proprio ruggito, un monito alle generazioni future a non commettere questi atroci crimini.

La traccia, contrariamente al titolo, è una disperata ballad farcita anche con un vero e proprio ruggito animale. Synth e tastiera sono protagonisti indiscussi, il punto di forza è il ritornello: decisamente drammatico, corale, sentimentale e introspettivo! Si vis Pacem, para bellum: Go To Fight è la presa di coscienza che, ormai, per paradosso, ottenere la pace è sempre frutto di una guerra. Si notano sempre di più le influenze del grande tastierista russo VitalijKuprij nello stile di Gabriels. Il pezzo è evocativo, struggente ma non rivela niente di esaltante rispetto al resto dell’album.


Concludono il tutto I Can’t Live forever e Pray to End all The Wars in versione acustica: la prima è l’ultima traccia inedita  ed è il pezzo più sinfonico di tutto l’album. In questo caso c’è netta predominanza di vocals femminili e di tutti gli stilemi del Symphonic Metal. E’ un pezzo colmo di rassegnazione, tristezza nel non poter più vivere in un mondo così tetro, oscuro, dominato dai conflitti e dalle incomprensioni! Il piano fa da sfondo a una magistrale parte di synth! Pezzo davvero molto buono. L’ho trovato la canzone migliore del lavoro dei Gabriels.

PRO
+ Parti di tastiera davvero magistrali.
+ Atmosfere tragiche evocate alla perfezione.
+ Ottimo livello tecnico.
+ Scelta originale riguardo il concept dell’album.


CONTRO
- Molti momenti dell’album sono abbastanza piatti.
- Non è un lavoro che brilla per originalità.
- Alcuni pezzi non hanno un’identità marcata a causa della ripetitività sia concettuale che musicale.

IN CONCLUSIONE
Questo lavoro è davvero buono. La tecnica c’è, le buone premesse anche e, sicuramente c'è la capacità di tirare su notevoli capolavori. Ciò che purtroppo mi ha lasciato perplesso è la presenza di momenti davvero piatti probabilmente perché alcune idee non sono state applicate nel modo più congeniale.  Ad ogni modo ci sono momenti davvero ricchi di pathos, tragicità, cuore e emotività! Promuovo in pieno il lavoro dei Gabriels, che spero possa deliziarci con melodie più profonde nel prossimo album.

VOTO
77/100

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